giovedì 18 dicembre 2014

PIU' LA STIMA E' GRANDE PIU' LA DELUSIONE AUMENTA. BLU CANCELLA LE SUE OPERE A BERLINO!

"Chains" Blu, Berlino Aprile 2014
Arrivo con qualche giorno di ritardo, ma non riuscivo a credere alla notizia. Come può Berlino, la città che rappresenta l'avanguardia artistica e culturale dell'Europa programmare uno scempio del genere. Cancellare le due opere di BLU a Kreuzberg, quartiere impregnato e diventato famoso proprio per le sue opere di street-art e per la ricca e variopinta comunità artistica che lì risiede, per la costruzione di 250 appartamenti ed un supermercato. Questa notizia del 12 Dicembre mi giunge sotto gli occhi grazie a Il Mitte , un fantastico quotidiano on-line per gli italiani che risiedono a Berlino, proprio mentre stavo scrivendo un pezzo sulla street-art per il mio blog. Un dramma. Non soltanto per il danno "artistico" della perdita di due Blu ma soprattutto per il messaggio che manda Berlino, un messaggio che ha il sapore di smobilitazione culturale e artistica. Spero solo di sbagliarmi su questo. 
"Brothers" Blu, Berlino Aprile 2014
Sembra infatti, come scrive il blogger Dimitry Paranyushkin che nè il Comune di Berlino nè gli speculatori immobiliari, fossero intenzionati a cancellarli ma semplicemente a realizzare dei palazzi che avessero vista sul muro dove spadroneggiavano i due murales, facendo aumentare così il valore dell'immobile e rendendoli più appetibili all'acquisto. Le opere, comunque, furono realizzate nel 2008 ed io giusto ad Aprile ero riuscito ad ammirarle in quel magnifico museo a cielo aperto che è, o forse meglio dire, che era Kreuzberg. L'artista è riuscito a fare un'uscita a suo modo spettacolare, eliminando quello che probabilmente sarebbe passato da oggetto di protesta e denuncia a oggetto di speculazione, coprendo le due opere con uno strato di vernice nera, facendolo diventare nuovamente un gesto di protesta e di denuncia. Geniale . Il Mitte la definisce, una "eutanasia artistica", un gesto estremo, ma io credo che da vero artista pur nel cancellare riesca a creare. Infatti quelle macchie nere adesso diventano simbolo di chiusura, di repressione, d' imposizione in uno dei luoghi che ha fatto della libertà di espressione il suo culto, ma quelle macchie nere rappresentano al tempo stesso anche una provocazione, una ribellione, una critica a tutto ciò che il "progresso ordinato" rappresenta, delle macchie scure su dei muri grigi.

@Blu
"Chains" e "Brothers" Dicembre 2014


mercoledì 10 dicembre 2014

UN ALTRO CAPOLAVORO FIRMATO WU MING

L'Armata Dei Sonnambuli, ultimo lavoro dei Wu Ming, un romanzo storico affascinante finalmente ai livelli di Q e '54. La capacità narrativa di questo collettivo non è mai stata messa in discussione, ma le ultime storie non erano riuscite ad appassionarmi come nei primi due lavori, anzi capolavori da me letti, appunto Q e '54. Con L'Armata dei Sonnambuli siamo tornati agli antichi fasti con mia grandissima gioia. Francia, Rivoluzione Francese, il tipico intreccio di storie e personaggi grazie al quale vengono descritti punti di vista e situazioni sociali differenti, che però alla fine tornano ad unirsi. La qualità dal mio punto di vista eccezionale di questo collettivo di narrazione è di trovare in storie già interessanti usate come sfondo, altre storie ancora più interessanti, basate su personaggi esisti realmente, mai apparsi sui nostri libri di storia e di regalargli un'avventura incredibile ed appassionante che s'intreccia con lo sfondo storico. Fantastico, è un incredibile goduria per la nostra mente che è consapevole di unire fantasia e realtà ponendo l'evento nel mondo del vero-simile, quindi nel credibile, cosa che ci avvicina ancora di più ai personaggi ed alle loro storie. Ne L'Armata Dei Sonnambuli abbiamo quattro storie parallele che ci guidano dalla decapitazione del Capeto fino a quella di Robespierre, vissute fra la Parigi dei Montagnardi, la Francia del Nord e l'ospedale psichiatrico di Bicetre, uno dei primi ospedali psichiatrici ad usare metodi "rivoluzionari" nel trattamento degli alienati. Tutto il discorso sul sonnambulismo che è il leit-motiv del romanzo rende quasi magica questa esperienza di lettura che attraverso uno dei suoi personaggi chiave ci regala anche uno spunto di riflessione che già gli architetti del rinascimento fiorentino avevano colto. La città come spazio teatrale. Geniale intuizione di un attore, che Brunelleschi aveva già avuto a Firenze per quanto riguardava ciò che in teatro chiameremmo "scenografia", ma che qui viene applicata alla "recitazione" da uno dei protagonisti, che come appunto detto è un attore. Molti altri spunti vengono regalati in questo avvincente ed appagante romanzo che è uno di quei classici libri che quando finisci sei incazzato nero perché è finito e che ti scoraggia ad iniziarne uno nuovo perché tanto sai che non sarà mai bello come questo che hai appena finito di leggere. Per fortuna che la curiosità in questi casi aiuta e si ricomincia con nuove avventure e nuove storie.